giovedì 16 luglio 2015

Carlo O. Gori. Storia. Fascismi. 5. Grecia: Metaxas, il fascista che fu aggredito da Mussolini

Il fascismo greco di Ioannis Metaxas
Negli anni Trenta del secolo scorso ci furono varie versioni, europee, e non solo, di un fenomeno politico come il fascismo fondato in Italia nel 1919 da Benito Mussolini ed arrivato al potere il 28 ottobre 1922, tra queste una versione greca ed essa fu innanzitutto e soprattutto opera del generale Ioannis Metaxas (Ιωάννης Μεταξάς) che dal 1936 al 1941 (anno della sua morte) creò un regime fascista ellenico, ed ebbe anche, nel suo Paese, in tempi successivi alcuni che si accreditarono come epigoni.
Abbiamo visto in puntate precedenti di questo blog, sempre rimanendo agli anni Trenta, l'avvento al potere dell' "austrofascismo" di Dollfuss nel 1933, e la versione portoghese del fascismo promossa da Salazar a partire dal 1932.
Arriviamo ora alla Grecia del 1936. L’avvento del regime fascista in Grecia viene storicamente fatto risalire al 4 agosto 1936 (Regime del 4 agosto) quando, in un periodo di vasti sommovimenti sociali culminati nei diffusi tumulti di maggio nelle industrie, re Giorgio II, temendo un colpo di stato da parte dei  comunisti, promosse un auto-golpe nominando il suo ministro della difesa gen. Metaxas primo ministro ad interim, nomina subito dopo confermata dal parlamento ellenico. Metaxas già militare di carriera e politico fedelissimo alla monarchia, dichiarò nel '36 lo stato d'emergenza sospendendo il parlamento a tempo indefinito e abrogando vari articoli della costituzione, proibendo l'esistenza dei partiti politici, arrestando comunisti, vietando gli scioperi come attività criminali e introducendo una capillare censura di tutti i media. Metaxas divenne così per cinque anni l'effettivo dittatore della Grecia che modellò il proprio regime, definito metaxismo, ispirandosi a vari aspetti degli altri governi autoritari del suo tempo e soprattutto a quello fascista di Mussolini.
Ma politicamente come nasce Metaxas? E' difficile inquadrare l'azione di questo militare e politico
greco nel periodo che lo vide protagonista senza ripercorrere almeno per sommi capi anche alcune date cruciali della tormentata - e non molto comunemente conosciuta, rispetto ad altri Paesi - formazione della Grecia moderna.
La presa di Costantinopoli da parte degli Ottomani il 29 maggio del 1453 segna la fine dell'Impero bizantino e l'inizio della storia moderna della Grecia. Il paese rimase sotto la Sublime Porta fino agli inizi del XIX secolo. Nei primi mesi del 1821, con l'aiuto delle Grandi Potenze europee (Regno Unito, Russia e Francia), i Greci si ribellarono ai conquistatori ottomani e, con la Guerra d'indipendenza greca nel 1829 poterono rifondare una loro Patria quando il ministro russo degli affari esteri Giovanni Capodistria, di origine greca, tornò nella sua patria come presidente della nuova repubblica. Dopo l'assassinio di Capodistria, le potenze europee favorirono il passaggio della Grecia alla monarchia; il primo re, Ottone, veniva dalla Baviera, e nel 1834 ma fu defenestrato da un colpo di stato nel 1862. Gli successe il designato dalle tre potenze garanti dell'indipendenza greca, principe danese Giorgio della casa di Glücksburg che divenne Giorgio I di Grecia. Nel periodo successivo fra il XIX secolo e all'inizio del XX, la Grecia allargò i suoi confini includendo nel suo Stato territori e popolazioni di etnia greca dell'Impero Ottomano: le Isole Ionie furono donate dal Regno Unito al neo-incoronato re Giorgio nel 1864, per accattivarsi le simpatie della nuova casata, mentre nel 1878, a seguito del Congresso di Berlino, gli Ottomani dovettero cedere alla Grecia la Tessaglia e parte dell'Epiro. Metaxas, nativo di Itaca, intraprese in questi anni la carriera militare combattendo la prima volta col grado di ufficiale nel 1897 contro l'esercito turco nella campagna di Tessaglia e dopo aver seguito alti studi militari in Germania, fece ritorno in Grecia entrò nel comando generale e prese parte al processo di rimodernamento dell'esercito greco prima delle Guerre Balcaniche (1912-1913), alle quali partecipò attivamente ed in seguito alle quali furono annesse la restante parte dell'Epiro, la Macedonia meridionale, parte della Tracia, le Isole Egee, il Principato di Samo e Creta. Fu poi nominato Capo del Comando Generale nel 1913 e venne promosso Generale. Lo scoppio della Prima guerra mondiale nel 1914 causò una profonda divisione nella politica greca, con il filotedesco re Costantino I che sosteneva che la Grecia dovesse rimanere neutrale, mentre il primo ministro Eleftherios Venizelos spingeva per l'entrata in guerra a fianco della Triplice Intesa. Il conflitto tra i fedelissimi del re, dei quali Metaxas era uno dei principali esponenti, ed i seguaci di Venizelos, degenerò, e si produsse quello che nella storia ellenica viene definito come lo Scisma Nazionale. Eleftherios Venizelos, il primo ministro interventista, si dimise al rifiuto di Metaxas di dare un aiuto militare all’Intesa nella fallimentare campagna dei  Dardanelli e nelle successive elezioni usò la guerra come principale questione dirimente.
Quando Venizelos vinse le elezioni del marzo 1915, Metaxas mobilitò l'esercito, ma venne licenziato dal re. Nel giugno 1917 60.000 soldati cretesi con il supporto degli Alleati deposero il re e Venizelos poté salire al potere, dichiarando la guerra il 29 giugno 1917 e così la Grecia si schierò con l'Intesa contro l'Impero Ottomano e gli altri Imperi Centrali.
Con la Conferenza di pace di Parigi (1919) il Trattato di Neuilly (27 novembre 1919) e il Trattato di Sèvres (10 agosto1920) la Grecia acquisì temporaneamente la Tracia Orientale e Smirne. Tuttavia il movimento nazionalista turco guidato da Mustafa Kemal Atatürk rovesciò il governo ottomano e organizzò una campagna militare contro le truppe greche, dando inizio alla guerra greco-turca del 1919-1922. Una grande offensiva greca fu arrestata nel 1921, e nel 1922 le truppe greche dovettero ritirarsi. Le forze turche ricatturarono Smirne il 9 settembre 1922. La guerra si concluse con il trattato di Losanna del 24 luglio 1923, con il quale la Grecia rinunciava a Smirne e si ritirava dalla Tracia fino alla linea segnata dal fiume Evros. Falliva così il progetto propugnato da Venizelos, di una Grande Grecia che avrebbe dovuto rinnovare i fasti dell'impero bizantino. Re Costantino si dimise e Metaxas lo seguì in esilio in Italia fino al 1920. Quando la monarchia venne abolita nel 1922 Metaxas entrò in politica e fondò il Partito dei Liberi Pensatori nel 1923. Nel 1924 venne proclamata la Seconda Repubblica Ellenica. Nel giugno 1925, il generale Theodoros Pangalos promosse un colpo di stato e governò come dittatore per un anno fino a quando un contro-colpo di stato organizzato da un altro generale, Georgios Kondylis, lo depose e restaurò la Repubblica. Nel 1928 ritornò al governo Venizelos, che dovette affrontare la grave crisi economica dovuta al crollo del 1929, e vi rimase sino al suo esilio definitivo nel 1935, quando un ennesimo "golpe" militare promosso ancora dal gen. Georgios Kondylis abolì la Repubblica che a suo tempo lui stesso aveva restaurato, e promosse un plebiscito che approvò la restaurazione della monarchia.
Ed eccoci appunto all'avvento al potere di Metaxas con il Regime del 4 agosto 1936 che durerà in sostanza fino alla sua morte avvenuta durante l'invasione italo-tedesca, il 29 gennaio 1941. L'ispirazione ideologica fondamentale di Metaxas era l' Ellenismo che doveva riscattare la Grecia dalla secolare decadenza. Il metaxismo, pur essendo visceralmente anticomunista e anticollettivista tuttavia considerava il liberalismo e l'individualismo come la causa della degenerazione culturale greca e riteneva che gli interessi individuali dei cittadini dovessero essere subordinati a quelli dello Stato cercando in questo di mobilitare il popolo greco al fine di creare una "nuova Grecia".
La Terza Civilizzazione Ellenica dopo l'Antichità greca e l'Impero Bizantino doveva fonder i valori pagani della Grecia Antica, in particolare quelli di Sparta, con i valori cristianità medievale dell'Impero bizantino. Un nazionalismo imperialista panellenico ispirato fondamentalmente all'idea di una Grande Grecia che doveva comprendere, oltre al territorio greco, il sud Albania, la Macedonia jugoslava, la Tracia bulgara e Anatolia occidentale turca. Metaxas era un convinto emulo del fascismo ed un sincero amico dell’Italia, dove peraltro - come abbiamo visto sopra -  aveva soggiornato durante il suo esilio dopo la prima guerra mondiale ed era anche un amico della Germania: aveva studiato all’Accademia militare di Berlino, e in seguito, divenuto capo di Stato Maggiore,  aveva sostenuto la politica neutralista, ma sostanzialmente filotedesca di re Costantino I all’epoca della Grande Guerra. Come ammiratore del "Duce" Mussolini e del "Führer" Hitler, a loro imitazione introdusse il saluto romano, adottò il titolo di Arkhigos, "capo" e come loro godé del culto del leader, riprese il fascio dalla simbologia mussoliniana, e si dotò, sulla falsariga della Gestapo tedesca, di una temibile, spietata ed efficiente polizia politica, l’Asfalia, infatti il suo “Stato nuovo” pur creato, come l’Italia mussoliniana, nell’ambito e con il consenso di una preesistente monarchia,  era apertamente ispirato anche alla Germania nazista, come chiarì il generale Alexander Kondylis : "Tutte le controversie e qualsiasi disaccordo dovrebbero scomparire in futuro, il nostro programma di politica interna non differisce molto dal programma di Adolf Hitler, grande creatore della nuova Germania”.
Sul piano sociale, nonostante la brutale repressione antidemocratica, anticomunista e antisindacale il governo di Metaxas promosse varie misure ampiamente popolari – rimaste nel tempo e alcune delle quali oggi…nelle mire dei “tagli” UE! -  come la giornata lavorativa di 8 ore,  stabilendo il fondo sociale di sicurezza greco, ancora oggi fondamentale istituzione greca di sicurezza sociale e altra come il salario minimo per i lavoratori, la protezione della maternità, la giornata lavorativa di 8 ore la settimana lavorativa di 40 ore, un minimo due settimane di ferie retribuite all'anno, aumento dei  salari, altri miglioramenti alle condizioni dei lavoratori ecc.  e nelle aree rurali i prezzi agricoli vennero alzati e i debiti delle fattorie vennero rilevati dal governo. Già nel 1938, appena due anni dopo essere diventato il leader della nazione, il reddito pro capite era salito notevolmente e la disoccupazione drasticamente abbassata, politica e misure oggi esaltate con forza dai neonazisti greci di Alba Dorata. Allora, anche se il sentimento popolare greco continuava generalmente a tendere sinistra, non ci fu una diffusa e consistente opposizione al regime, sia per l’effetto ampiamente riconosciuto di queste misure sociali, sia per l’opera attiva e capillare di repressione svolta dalla polizia politica metaxiana.
A differenza di Mussolini e Hitler, e somigliando anche in ciò - oltre che, come vedremo nella tradizionale amicizia in politica estera col Regno Unito - al Portogallo di Salazar, Metaxas non si dotò di un partito fascista di massa, ma preferì partire e puntar tutto sull’educazione fascista della gioventù creando anche a parziale imitazione della salazariana Mocidade, ma con l’occhio rivolto soprattutto alla Hitlerjugend tedesca, l’ Organosi Neolaias Ethniki (θνική Οργάνωση Νεολαίας) cioè l'Organizzazione Nazionale dei Giovani, EON, che doveva estendere nel futuro i valori del regime. La Gioventù ellenica liberata "dalle mani avide dei plutocrati, dei comunisti e di tutti coloro che abusano delle capacità dei giovani." doveva unirsi nell'amore di patria, nel valore e nella fede nella "continuità del sangue ellenico" perseguendo nuovi ideali,  nuove speranze e nuove ambizioni. L’ EON univa la gioventù greca di tutti i livelli economici e sociali in un unico corpo, e istruiva i maschi nella formazione e disciplina militare e le femmine nel lavoro domestico e nello sport. Curiosamente aveva come inno la versione greca dell'inno mussoliniano Giovinezza e pubblicava una rivista quindicinale "Neolaia" ("Gioventù"), che aveva molto seguito nelle scuole e nelle università.
Malgrado l’ammirazione di Metaxas verso l’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler le cose si complicarono nel '39 con l'inizio guerra mondiale, in quanto la Grecia, pur considerandosi uno stato fascista aveva una tradizionale amicizia con la Gran Bretagna, che dopo la prima guerra mondiale era divenuta di fatto la padrona assoluta della politica estera (e militare) di Atene. Il radicamento del dominio britannico sulla politica ellenica era tale che il neo-dittatore ideologicamente filoitaliano e filotedesco era obbligato a continuare nella tradizionale diplomazia filobritannica del Regno di Grecia. Infatti la linea anglofila era impersonata ed energicamente sostenuta dal re Giorgio II e Metaxás, monarchico convinto ed appassionato, non aveva l’ardire di contrastare il volere del sovrano, sforzandosi tutt’al più di moderarne gli eccessi. La Grecia in questo aveva per certi versi una situazione simile a quella del Portogallo - stato parafascista, ma tradizionalmente amico della Gran Bretagna - ma Salazar non entrò in guerra. Anche Metaxas voleva la neutralità e lo stesso Hitler (già divenuto ispiratore della politica estera di Ungheria, Romania e Bulgaria) inizialmente non era favorevole ad un guerra contro la Grecia perché temeva un successivo intervento militare britannico in quel settore, come poi avvenne. Il generale Metaxás sarebbe forse riuscito a mantenere la Grecia neutrale se nell'Italia avesse trovato interlocutori più comprensivi e meno intransigenti. Viceversa, il governo di Roma non concedeva compromessi: la Grecia avrebbe dovuto lasciare l’alleanza inglese e schierarsi interamente dalla parte dell’Italia, altrimenti, sarebbe stata automaticamente ritenuta come una nazione ostile. Questa, del resto, era sempre stata la linea prevalente a Roma, che aveva concreti interessi in quell’area, pur con qualche attenuazione nei periodi di distensione con Londra. D’altro canto, l’intransigenza italiana non era un capriccio, ma proveniva da ragioni oggettive: se la Grecia, infatti, permaneva nella sfera d’influenza britannica, la rivale Albania gravitava nell’orbita dell’Italia, la quale era perciò portata a sostenerne le ragioni anche in relazione al vecchio contenzioso epirota. I rapporti italo-greci si deteriorarono con l'occupazione italiana dell’Albania (8 aprile 1939), sgradita ai greci che consideravano invece ellenica tutta la sua zona meridionale fino ad Argirocastro. Essi temevano, soprattutto, che questa occupazione fosse l’ultimo passo prima di un attacco vero e proprio alla Grecia stessa; nella politica di Mussolini, infatti, c’erano un progetto per la conquista di Corfù e uno per l’occupazione dell’Epiro. Entrambi i piani però erano stati studiati solo superficialmente senza mai essere approfonditi e poi vi era la questione del Dodecaneso, conquistato dagli italiani in seguito alla guerra del 1912 con la Turchia, ma abitato da una popolazione prevalentemente greca.
La politica di Metaxas di tenere la Grecia al di fuori della Seconda guerra mondiale fallì nell'ottobre 1940 di fronte alle brusche richieste di Mussolini d'occupazione di alcuni siti strategici in terra greca ed alla sintetica negativa risposta da Metaxas riassunta nel sentimento popolare greco nella parola "okhi", cioè "no" in greco. Pensando anche di aver posto le basi, attraverso precedenti manovre segrete, per una rapida dissoluzione del governo e dell’esercito greco, l’Italia invase la Grecia dall'Albania il 28 ottobre confidando in una rapida “passeggiata” militare. Ma uno dei più grandi successi in queste difficili circostanze di Metaxas fu quello di ottenere che l'intera nazione si unisse contro il nemico, dimenticando temporaneamente le diverse ideologie politiche che seppur sopite permanevano  anche all’interno del mondo militare (monarchici, venezilisti, nazionalisti, moderati). Grazie alla preparazione dell’esercito ellenico a suo tempo promossa attivamente da Metaxas e ad una buona difesa sul campo, i Greci furono capaci di contrattaccare rapidamente, costringendo l'esercito italiano a riparare in Albania e addirittura occuparono la parte meridionale di quel Paese. Metaxas morì ad Atene il 29 gennaio 1941 di setticemia e Alexandros Korizis prese il suo posto. Dopo la morte di Metaxas i tedeschi, venuti in supporto degli italiani (con l'operazione Marita - 6 aprile 1941 tendente ad assicurarsi il fianco sud-orientale nell'imminenza dell'attacco all'URSS), trovarono inizialmente difficoltà nell'affrontare le fortificazioni costruite da Metaxas nella Grecia settentrionale, chiamate Linea Metaxas. Ma in breve tempo le forze elleniche, capitolarono  anche perché i generali Georgios Tsolakoglou ed altri ufficiali tra cui i generali Panagiotis Demestichas e Georgios Bakos ritenendo inutile continuare ad opporsi alle soverchianti forze naziste decisero, nonostante gli ordini contrari da parte del comandante in capo delle forze armate greche Alexandros Papagos, di arrendersi inviando un messaggio al comandante della brigata Leibstandarte SS Adolf Hitler, Sepp Dietrich (esiste una famosa foto che li vede sorridenti insieme), Il 10 aprile 1941 a Larissa Tsolakoglu firmò la resa incondizionata ed il 30 aprile  e  venne messo a capo di un governo collaborazionista dalle autorità d'occupazione dell'Asse. Il 2 dicembre 1942 venne sostituito da Konstantinos Logothetopoulos. ma l'occupazione nazi-fascista in Grecia non ebbe facile vita per via di una forte resistenza soprattutto di matrice comunista, ma anche filomonarchica e filobritannica. Formalmente la Grecia soggiacque al governo militare collaborazionista fino all'autunno del 1944, quando le forze tedesche, che dopo l'8 settembre 1943 avevano soppiantato ovunque le truppe di occupazione italiane, iniziarono a ritirarsi verso nord, per non restare tagliate fuori dalla penetrazione dell'Armata Rossa nei Balcani.
Dopo la liberazione, la Grecia fu teatro di una guerra civile, durata più di tre anni, fra la destra monarchica e la sinistra comunista, la prima sostenuta dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, la seconda dall'URSS. La guerra civile che, anche per il diretto intervento britannico, vide il successo della destra, portò a rilevanti danni economici e a tensioni fra la destra e la sinistra per i 30 anni che seguirono.
Successivamente, tra il 21 aprile 1967 e il 24 luglio 1974, la Grecia venne governata da una serie di governi militari anticomunisti, spesso generalmente definiti “fascisti”,  saliti al potere con un colpo di Stato guidato dai colonnelli Georgios Papadopoulos (leader della giunta repubblicana seguito dal 25 novembre 1973 da Dimitrios Ioannides), Nikolaos Makarezos e Ioannis Ladas, ma questa è un’altra e più recente storia.


                                               
                          
                         Carlo Onofrio Gori



Prof. Carlo Gori   Professor Carlo O. Gori 
Prof. Dr. Carlo Onofrio Gori





Inedito: questo articolo è riproducibile parzialmente o totalmente previo consenso o citazione esplicita dell'Autore.

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